Ali Beidoun è un artista multidisciplinare e socio di Doc Servizi, attivo nel cinema, nelle arti performative e nella sperimentazione audiovisiva. Da anni lavora come filmmaker, sound designer e performer teatrale, sviluppando una ricerca basata sull’incontro tra immagine e suono, spesso in tempo reale. Realizza live visuals, ambienti immersivi e video mapping, dando vita a esperienze sensoriali che uniscono tecnologia e poesia. Con lo pseudonimo Fotonik Noise, crea composizioni sonore che spaziano dall’elettronica analogica al field recording. Come videomaker si occupa di regia, fotografia e post-produzione, collaborando con compagnie teatrali, musicisti e realtà artistiche in Italia e all’estero. Predilige progetti site-specific e contesti performativi in cui i linguaggi si intrecciano e si contaminano. Conduce inoltre workshop dedicati al sound design, alla musica elettronica, alla fotografia e alle arti visive digitali, promuovendo un dialogo costante tra competenza tecnica e visione poetica. 

 L’arte come spazio condiviso: tra sperimentazione e comunità 

“Il mio lavoro è un incrocio fra arti visive, sound design e nuove tecnologie. Negli ultimi anni, è cambiato tantissimo: la multidisciplinarietà è diventata una risorsa fondamentale, e strumenti come l’intelligenza artificiale o la programmazione creativa stanno aprendo scenari nuovi. I confini tra cinema, musica, performance e installazione si stanno dissolvendo. Serve flessibilità, ma anche una forte identità. Consiglio a chi vuole entrare in questo mondo, giovane o no, di coltivare la propria curiosità come fosse un muscolo. Di non avere paura di essere “ibridi” e di unire ambiti diversi. E soprattutto: cercare una comunità. Trovare persone con cui confrontarsi, sbagliare insieme, creare. Questo lavoro può essere bellissimo, ma è faticoso se lo si affronta da soli”. 

Tecnica e intuizione: quando insegnare diventa un atto creativo 

“Mi appassiona la possibilità di mettere in dialogo i diversi linguaggi espressivi che utilizzo: musica elettronica, video, sound design, performance dal vivo… Ogni volta nasce qualcosa di unico, perché cambiano il contesto, le persone, le esigenze, e anche il modo in cui questi strumenti si intrecciano. Trovo particolarmente stimolanti i lavori in trasferta, sia in Italia che all’estero, soprattutto quando coinvolgono più discipline — ad esempio teatro e video, o musica dal vivo e immagini in tempo reale. Sono esperienze intense, collaborative, dove posso dare il meglio di me proprio grazie alla varietà di competenze che metto in gioco. A questo si aggiunge anche il piacere di condividere ciò che so: tengo workshop di sound design, live visuals e video mapping, e ogni volta che insegno mi rendo conto che anche quello è un momento creativo, in cui si impara insieme agli altri. L’energia che si crea nei contesti formativi è qualcosa di profondamente gratificante”.  

Sicurezza, rete e dignità per il lavoro creativo 

“Con Doc Servizi ho trovato molto più di un semplice inquadramento amministrativo: ho trovato tutele reali, come il versamento dei contributi, le coperture assicurative e l’assistenza in caso di malattia. Sono aspetti spesso trascurati o assenti per chi lavora come libero professionista nel mondo della cultura. Ma ciò che apprezzo di più è la dimensione collettiva: far parte di una rete viva, composta da persone con competenze e percorsi differenti, mi permette di entrare in contatto con altri professionisti, avviare collaborazioni autentiche e immaginare progetti condivisi. C’è un senso di comunità che va oltre il lavoro e che stimola la crescita reciproca. Inoltre, sento che il mio percorso viene riconosciuto e valorizzato: Doc sostiene le diverse forme del lavoro artistico e tecnico, anche quelle più sperimentali e ibride. Questo dà dignità al mio mestiere e mi permette di concentrarmi davvero sulla parte creativa, senza essere sopraffatto dalla burocrazia. In sintesi, è un equilibrio raro tra libertà artistica e sicurezza professionale, che mi fa sentire finalmente parte di qualcosa di più grande”.