Nadia Ischia è una socia di Doc Servizi e un’artista visiva specializzata nella sand art, una tecnica che trasforma la sabbia in immagini in movimento. Ha una formazione in Scienze e Tecnologie delle Arti, Pedagogia e Illustrazione. Dal 2012 ha realizzato oltre 430 spettacoli in Italia e all’estero, collaborando con festival, musei, università e aziende. Tra gli eventi più significativi ci sono il Trento Film Festival, il TEDxTrento e il Museo MART di Rovereto, oltre a performance internazionali. La sua arte fonde creatività e narrazione, creando spettacoli dal vivo e video personalizzati che incantano il pubblico.
Come sta evolvendo il tuo mestiere?
Negli anni, il mio lavoro è rimasto più o meno lo stesso: attraverso il sito www.disegnidisabbia.com, i clienti mi contattano, mi propongono un’idea e io realizzo un progetto video o performativo su misura. Le richieste sono molto varie, dagli spettacoli per bambini ad eventi aziendali, cerimonie religiose, festival e concerti con orchestre. Questa varietà è molto stimolante e mi ha portata a sviluppare una maggiore adattabilità, cercando sempre di ascoltare le esigenze estetiche del cliente senza imporre una mia visione.
L’evoluzione è stata soprattutto qualitativa: con il tempo i miei disegni sono migliorati grazie all’esercizio, la creazione degli storyboard è più rapida e ho approfondito la conoscenza tecnica dell’attrezzatura, ottimizzando i tempi di allestimento. Durante i periodi di inattività, ho costruito supporti e investito in nuove tecnologie per introdurre variazioni, come sovrapposizioni di colore in tempo reale (Le città invisibili), che però non considero necessariamente miglioramenti, ma piuttosto esplorazioni di nuove possibilità.
Quali consigli daresti a un giovane che desidera entrare in questo settore?
A chi vuole avvicinarsi alla sand art consiglio di sviluppare un proprio tratto distintivo, senza imitare altri. Non esiste un metodo giusto per disegnare con la sabbia né un’attrezzatura standard: io, ad esempio, uso anche spatole e pennelli, e mi diverto a sperimentare con oggetti di uso comune. Per iniziare bastano un tavolo retroilluminato e della sabbia setacciata, mentre il resto dell’attrezzatura (telecamere, proiettori, cavalletti) può essere aggiunto in seguito, in base alle proprie esigenze e preferenze. L’aspetto più importante? Divertirsi disegnando.
Ci racconti un progetto a cui sei particolarmente legata?
Ci sono molti progetti che mi sono rimasti nel cuore, soprattutto quelli con musica dal vivo. Uno dei più significativi è stato disegnare a Trento con l’orchestra giovanile le colonne sonore di Morricone. Un altro progetto che mi ha emozionata è stato quello in un ospedale piemontese, dove ho raccontato la vita di bambini nati prematuri e delle loro famiglie. Alcuni progetti mi hanno anche divertita, come la collaborazione con la regista croata Petra Blašković, che mi ha fatto lavorare al teatro nazionale di Osijek e poi a una festa di strada con acrobati e sputafuoco. Petra è diventata un’amica e le sue commissioni sono sempre originali.
Non riesco a scegliere un solo progetto, ma ricordo con emozione il 11 giugno 2019, quando a Varese ho disegnato le “Quattro Stagioni” di Vivaldi con l’orchestra Musicarte, proprio prima del mio periodo di maternità. L’affetto del pubblico, che mi ha riservato un applauso speciale, è stato molto significativo.
Un altro progetto importante è quello del 2022, una collaborazione a distanza con professionisti brasiliani diretti dal mio amico João Paulo Prazeres. Abbiamo lavorato insieme con la sua orchestra, che utilizza la tecnica di Sound Painting, per musicare alcuni dei miei video, proiettati a Belo Horizonte mentre l’orchestra improvvisava dal vivo. Mi piacerebbe un giorno disegnare dal vivo durante una loro esecuzione. Questo progetto mi ha sorpreso, soprattutto perché dimostra come le amicizie artistiche, nate quando eravamo giovani, possano dar vita a collaborazioni straordinarie molti anni dopo.
Come sei entrata in Doc Servizi e che vantaggi hai trovato?
Nel maggio del 2025 festeggerò il mio decimo anno in Doc Servizi, un traguardo importante che mi fa riflettere su quanto questa cooperativa abbia influito sulla mia carriera artistica. All’inizio, per me Doc significava soprattutto dare una dimensione professionale al mio lavoro. Fino a quel momento, infatti, i compensi che ricevevo derivavano da prestazioni occasionali e rimborsi spese, il che mi faceva percepire la mia attività come qualcosa di temporaneo o da associare a un altro lavoro più stabile.
Entrare a far parte della cooperativa ha avuto un impatto molto positivo, perché mi ha permesso di affrontare il mio lavoro artistico con maggiore stabilità. L’essere dipendente mi ha liberato da alcune incombenze burocratiche, consentendomi di concentrarmi esclusivamente su ciò che amo fare: creare.
Nel corso degli anni, il mio rapporto con la cooperativa è evoluto. Grazie alle nuove idee e opportunità che sono emerse al suo interno, come la profilazione e le occasioni di incontro, sia online che di persona, Doc si è rivelata uno strumento molto utile per ampliare le possibilità di intervento. Mi ha permesso di far conoscere il mio lavoro in contesti che prima non avrei nemmeno immaginato di raggiungere.
In sintesi, essere parte di questa cooperativa mi ha dato:
- La possibilità di percepire il mio lavoro artistico come un’attività ufficiale e inquadrata.
- La libertà di concentrarmi sul mio lavoro, senza preoccuparmi degli adempimenti burocratici
- L’opportunità di creare nuove collaborazioni e di allargare i miei orizzonti professionali.