Come ti descriveresti?
Mi definiscono un creativo, ma anche un po’ un maniaco del controllo musicale. In effetti, mi sento un po’ regista di scrittura, di arrangiamenti, e a volte anche capitano della nave.
Chi sono i tuoi modelli di riferimento?
George Martin con i Beatles, o come Brian Eno… Sono cresciuto soprattutto ascoltando musica straniera, e solo più tardi ho scoperto la musica italiana.
Come hai scelto questa professione?
Fare il produttore musicale non è stata una scelta netta: è come se la vita me l’avesse suggerito. Tutto è cominciato all’università, quando una band del liceo mi ha chiesto di produrre il loro primo disco. Da lì è nato tutto, molto spontaneamente, soprattutto grazie al passaparola.
Con quali strumenti ti senti più a tuo agio?
Il mio primo amore è il pianoforte, ma ultimamente ho scoperto anche la chitarra, e mi diverto con basso e batteria. È importante conoscere almeno i rudimenti di tutto. Alla fine, si tratta di avere l’istinto giusto per condurre un discorso musicale che comunichi davvero qualcosa. A volte scrivo un brano da zero, altre volte aggiungo qualcosa creativamente o mi occupo solo dell’arrangiamento.
A quali progetti sei maggiormente legato?
Mi piace ricordare i primi lavori con la mia band: sono stati quelli che mi hanno fatto conoscere ad altre realtà musicali quando vivevo a Roma. Un altro disco a cui sono molto legato è The Price of Greatness, l’album dei Red Carpet, una band di Viareggio. In quel lavoro ho sentito di aver diretto, scritto, curato tutto nei dettagli. Quando ascolto quel disco, sento chiaramente la mia impronta. È una soddisfazione così grande che cerco continuamente di ritrovare quel tipo di emozione nei miei progetti.
Come vivi il ruolo del produttore rispetto a quello dell’artista?
Per me non esiste una netta distinzione tra artista e produttore. Nella mia testa questa dicotomia si annulla. Il mio compito è far sì che l’artista emerga al meglio possibile, ovviamente, secondo la mia visione.
Quali sono le differenze tra il mercato italiano e quello internazionale?
In Italia, noto sempre più una forte specificità culturale, anche grazie all’aumento della qualità nella scrittura e nella produzione. A livello internazionale, c’è un ritorno a un pop più leggero, più “bubblegum”, e sono curioso di vedere come questo trend influenzerà anche la scena italiana, forse segnando una transizione dalla Trap a qualcosa di più cantautorale, come abbiamo iniziato a intravedere all’ultimo Sanremo.
Com’è il tuo approccio a Sanremo?
Quello che mi diverte di più è il mimetismo musicale. Ogni brano ha una sua identità, una sua storia, e il mio obiettivo è rispettarla. Quest’anno, ad esempio, c’è un brano in particolare di cui vado molto fiero: Il ritmo delle cose di RKOMI.
Quanto è importante la formazione?
Secondo me la formazione è fondamentale. Viviamo in un mondo in continua evoluzione, dove i generi musicali cambiano e continueranno a farlo. Essere multidisciplinari è un valore: ti permette di restare vivo, sveglio, curioso. E il consiglio più grande che posso dare è ispirarsi e continuare a lasciarsi ispirare. Non fissarsi sulle mode, ma rimanere legati a quei dischi che ci hanno formato durante l’adolescenza e l’infanzia.
Consigli per chi inizia questo tipo di professione?
Il consiglio più grande che posso dare è ispirarsi e continuare a lasciarsi ispirare. Non fissarsi sulle mode, ma rimanere legati a quei dischi che ci hanno formato durante l’adolescenza e l’infanzia. Col tempo ho imparato ad arrangiare una parte di archi, a conoscere a fondo un sintetizzatore e a combinare tutto insieme. Questo oggi mi consente di essere molto più dinamico e competitivo.
Cosa significa essere soci Doc Servizi?
L’aspetto umano che trovo in cooperativa è fondamentale. Lavorare con persone disponibili, professionali, veloci e solide fa una differenza enorme. Riesco a dialogare con tutti e trovo un team disponibile supportarmi, sempre con il sorriso. Per questo consiglio vivamente l’esperienza della cooperativa: offre un vero supporto non solo artistico, ma anche produttivo e burocratico. È un sostegno concreto per chi lavora nell’audiovisivo o nella musica, a qualsiasi livello.