Quanto paga di tasse un o una musicista?
Capire quanto paga di tasse un o una musicista non è sempre semplice, perché dipende dal tipo di inquadramento fiscale scelto o possibile.
Capire quanto paga di tasse un o una musicista non è sempre semplice, perché dipende dal tipo di inquadramento fiscale scelto o possibile. Ogni percorso comporta regole, percentuali e obblighi diversi: conoscere bene le opzioni è fondamentale per non trovarsi impreparati.
Musicista con Partita IVA
Molti musicisti e molte musiciste aprono Partita IVA in regime forfettario.
Imposta sostitutiva: 15% (ridotta al 5% per i primi 5 anni, se si hanno i requisiti).
Contributi previdenziali: da versare all’INPS gestione ex ENPALS (oggi Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo).
Altri costi: commercialista, acconti e saldo annuale.
In media, tra tasse e contributi, un musicista in forfettario può arrivare a pagare dal 25% al 35% dei compensi lordi.
Musicista dipendente o scritturato
Quando un musicista lavora con contratto di lavoro dipendente (ad esempio scritture teatrali, orchestrali, enti lirici):
Riceve una busta paga.
L’imposizione fiscale è quella ordinaria IRPEF, con aliquote progressive dal 23% al 43% in base al reddito.
I contributi sono versati dal datore di lavoro, che trattiene una quota dalla retribuzione.
Musicista in cooperativa (es. Doc Servizi)
Entrando in cooperativa, i compensi vengono regolarizzati tramite busta paga, ma senza dover aprire Partita IVA.
La cooperativa versa i contributi previdenziali allo spettacolo INPS ex ENPALS.
Al musicista resta il netto, già tassato in base all’IRPEF.
Niente spese di commercialista, niente acconti e anticipi, niente Partita IVA da gestire.
In questo modello, il peso fiscale resta simile a quello del lavoro dipendente, ma con il vantaggio di non doversi occupare di burocrazia e di avere tutele (malattia, maternità, disoccupazione, copertura assicurativa).
Quindi…
Non esiste una cifra unica: quanto paga di tasse un musicista dipende dal regime scelto.
Con Partita IVA: circa il 25-35% del reddito lordo.
Con contratto dipendente o in cooperativa: aliquote IRPEF progressive, con contributi versati dal datore o dalla cooperativa.
La scelta migliore non è solo economica: riguarda anche le tutele, la stabilità e il tempo che si vuole (o non si vuole) dedicare alla burocrazia.
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