Simone Prandi è un sound designer e fonico con oltre dieci anni di esperienza nel settore audio. Socio di Doc Servizi, lavora da freelance nel suo studio, dove crea paesaggi sonori immersivi grazie a un sistema Dolby Atmos 7.1.4, utilizzando Nuendo e Pro Tools. Ha collaborato a progetti per cinema, serie TV, pubblicità e musica, firmati da brand e piattaforme come Ferrari, Sky, Netflix, Amazon Prime e Disney Channel. Parallelamente, si occupa della direzione tecnica di eventi dal vivo e spazi culturali. 

Dal suono in sala al palco: adattarsi in un settore che cambia 

“È un periodo particolare, forse “strano” è la parola giusta. Un’evoluzione difficile da decifrare, almeno nel mio settore. Fino a due o tre anni fa, il mio lavoro era per il 90% in post-produzione. Serie TV, documentari, quel tipo di produzioni.
Ho sempre mantenuto un piede nei Live,sopratutto per passione, ma avevo iniziato a stancarmi, anche per motivi personali: età, figli, ritmi. Poi è arrivata una crisi inaspettata. Non una crisi da carenza di contenuti, basta guardare Netflix per rendersene conto, ma una crisi strutturale: nel giro di un paio d’anni molti miei fornitori sono falliti. Ho sentito lo stesso da altri colleghi: è stato come un terremoto. I grandi player hanno accorpato gli studi (Netflix, Amazon…) e noi piccoli ne abbiamo risentito. Durante il Covid noi della post-produzione lavoravamo senza sosta, mentre i colleghi dei Live erano fermi. Adesso, paradossalmente, il contraccolpo lo sentiamo noi. Per fortuna, avendo sempre mantenuto un piede anche nei Live e nelle conferenze, oggi il mio lavoro è molto più diversificato.
Ora direi che è un 50/50: metà in studio, per clienti che fanno documentari e video, e metà in eventi dal vivo, teatro, conferenze…”. 

L’esperienza dietro le quinte delle serie internazionali e il Dolby Atmos 

“Negli anni ho avuto la fortuna di lavorare ad alcune serie TV che hanno ricevuto diversi premi. Sicuramente ricordo con piacere Vikings, The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’Ancella) e Good Girls. Lavorare su grandi produzioni è impegnativo e stressante, ma molto formativo e stimolante. Dopo un pò di anni di lavoro nell’audio 5.1 mi sono appassionato al mondo dell’audio immersivo, così l’anno scorso ho deciso di fare l’upgrade della mia regia con un sistema Atmos 7.1.4. Sono fermamente convinto che sia il futuro dell’audio sia per quanto riguarda l’audiovisivo che l’aspetto musicale. Con un pizzico d’orgoglio posso dire che il mio studio ha ricevuto la certificazione Dolby Atmo HE”. 

Dal palco alla post-produzione: una formazione fuori dagli schemi 

“In questo lavoro servono versatilità, curiosità e, soprattutto, passione. Se lo fai solo per soldi, non reggi: tra consegne notturne e live infiniti sotto il sole, è una professione che richiede dedizione totale. La tecnologia cambia in fretta, bisogna restare sempre aggiornati. Io non ho una formazione tecnica: diploma in lingue, laurea in Scienze della comunicazione. Tutto quello che so l’ho imparato sul campo, facendo la gavetta vera, tra i cavi alle feste dell’Unità, seguendo tecnici esperti. Più avanti mi sono tolto anche la soddisfazione di prendere un master in Audio for Post Production al Berklee College di Boston.”. 

Il valore della rete 

“Sono entrato in Doc Servizi quasi per caso, spinto dalla necessità. Ero giovanissimo, seguivo fonici più esperti e stavo lavorando alla produzione di Miss Italia a Salsomaggiore. A fine giornata, il titolare del service mi chiede: “E tu come fatturi?” E io non avevo la minima idea. Un ragazzo mi parlò di Doc. Non sapevo nemmeno cosa fosse, ma avevo bisogno di lavorare in regola, così mi iscrissi. Da allora non l’ho più lasciata, nemmeno quando per dieci anni ho avuto una mia SRL: mi sono sempre affiancato a Doc per i Live, perché il supporto della cooperativa è insostituibile. Quando poi ho lasciato la società e mi trovavo più dal commercialista che in studio, ho fatto una scelta di semplicità: tornare in Doc a tempo pieno e concentrarmi sul lavoro, senza complicazioni. Ho trovato persone disponibili, risposte rapide, soluzioni concrete. Oggi sono anche assunto a tempo indeterminato, e in un paese come l’Italia, dove la burocrazia pesa e il nostro mestiere vive spesso in zona grigia, avere una squadra alle spalle che ti libera da questi pensieri è un vero lusso”.