Simone Corelli è uno dei nomi di riferimento nel panorama del suono per il cinema e la televisione. Fonico di mix (AIFM) freelance, lavora da oltre vent’anni nel mondo dell’audiovisivo, dove unisce competenza tecnica, sensibilità artistica e passione autentica. Socio di Doc Servizi da 10 anni, è nato nel 1969 a Milano, dove si è laureato in Informatica. Ha seguito il richiamo del suono fin da giovanissimo e, trasferitosi a Roma alla fine degli anni ’90, ha colto al volo la rivoluzione digitale di Pro Tools nella post-produzione, affermandosi inizialmente come montatore di presa diretta e successivamente come fonico di mix, ruolo che ricopre tutt’oggi per film di produzione ed edizione. Parallelamente all’attività in studio, Simone è anche un apprezzato docente e consulente. Collabora con prestigiose realtà come il Centro Sperimentale di Cinematografia, il MIS di Tor Vergata ed il CESMA di Lugano, dove contribuisce anche alla realizzazione di concerti di musica classica in audio e video, anche in Dolby Atmos. È autore di pubblicazioni tecniche molto apprezzate, tra cui “Radiografare il suono con iZotope RX” e “Dialoghi, Musica, Effetti: il Suono nell’Audiovisivo”, premiato volume scritto insieme a Stefano Mainetti e Gilberto Martinelli, giunto alla sua seconda edizione.
Orientarsi nel Sound Design: strategie, competenze e sfide future
“Dal momento che mi occupo di diverse attività professionali, è necessario fare qualche distinzione: per quanto riguarda il mix di produzione, consiglio di iniziare facendo esperienza come apprendista all’interno di uno stabilimento e, allo stesso tempo, investire molto nella costruzione di una rete di contatti. In particolare, è utile entrare in relazione con i montatori scena, che spesso hanno un’influenza significativa sulle decisioni di post-produzione, persino maggiore rispetto a molti registi. Per quanto riguarda invece il mix di edizione, oggi si lavora solo se, oltre a essere competenti, si ha anche un costo molto contenuto. È diventato un ambito fortemente industrializzato, dove si tende a replicare in modo meccanico l’originale, difetti inclusi. Purtroppo, credo che questa tipologia di lavoro verrà in larga parte sostituita dall’intelligenza artificiale. Sul fronte del restauro del suono, invece, serve una preparazione tecnico-scientifica molto solida, di livello universitario, da affiancare a una buona esperienza pratica nel montaggio e nel missaggio. Solo dopo aver costruito queste competenze si può davvero affrontare la complessità del restauro. Va detto, però, che spesso l’attenzione del cliente è rivolta soprattutto al restauro dell’immagine, e questo lascia spazio anche a figure con una preparazione più superficiale. In ogni caso, credo che questo settore avrà un buon sviluppo nei prossimi anni dove si aprirà una forte frattura tra passato, da valorizzare, e nuove produzioni che sfrutteranno l’AI. Infine, sulla didattica, non vedo grandi prospettive di lavoro, in ogni caso limitate nella quantità: l’AI ha un potenziale enorme e permetterà presto di seguire percorsi formativi personalizzati e di altissima qualità. Non è una prospettiva lontana: potrebbe accadere nel giro di pochi anni, se non addirittura mesi”.
Tra emozioni d’autore e sfide tecniche: il mio percorso nel suono per il cinema, la TV e la musica
“Ripercorrendo 25 anni di lavoro rivivo tante esperienze significative. Sicuramente, i progetti che mi hanno emozionato di più sono quelli legati al cinema d’autore: ricordo con particolare affetto l’ultimo film di Carlo Lizzani, che ho avuto l’onore di mixare, ed il lungo sodalizio con Emanuela Piovano, con cui ho collaborato in diversi ruoli su ben cinque film, compreso l’ultimo. Cito volentieri anche Anne-Riitta Ciccone con “I’m: infinita come lo spazio“, ed il visionario “La Terra delle Donne” di Marisa Vallone. Mi spiace sia un cinema che purtroppo non ottiene sempre il riconoscimento “numerico” che meriterebbe. Dopo la chiusura di Post in Europe, ormai più di dieci anni fa, lavorando come freelance mi sono trovato un po’ ai margini del “giro ricco”, diciamo così. Sul fronte televisivo, ho amato lavorare con Fabrizio Costa anni fa per la serie “Il Commissario Nardone”, anche per la sfida tecnica di integrare le voci doppiate di molti attori non italiani. È poi sempre un piacere collaborare con registi come Andrea Porporati, o Stefano Reali, che ha ovviamente una grande sensibilità musicale essendo anche compositore e pianista. Tra le esperienze un po’ più recenti, cito con piacere “Il nostro Generale” di Lucio Pellegrini, una serie davvero ben fatta, che mi ha anche commosso in alcuni momenti — e non capita facilmente. Per quanto riguarda l’edizione, probabilmente i lavori più noti sono il primo film su Percy Jackson, “Fantastic Mr. Fox” e “The Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson, e “127 ore” di Danny Boyle. In televisione, mi fa piacere ricordare le varie stagioni di “Chuck”, molti episodi di “Smash” e, più di recente, l’impegnativo “Intergalactic” (ho seguito tutti gli episodi tranne il quarto). Chiudo con il restauro, ambito in cui stiamo completando il lavoro sul “Gesù di Nazareth” di Zeffirelli. In ambito musicale, invece, segnalo con entusiasmo la versione in Dolby Atmos del “Requiem” di Verdi realizzata per il canale Stage+ di Deutsche Grammophon: come dimenticare la tensione dello streaming in diretta? È una direzione che mi stimola molto, e che vorrei continuare a seguire. Proprio in quest’ottica, con il CESMA di Lugano abbiamo appena avviato un servizio di riprese audiovisive dedicate alla musica classica”.
Affidabilità e semplicità: il motivo per cui scelgo Doc Servizi da oltre dieci anni
“Sono un socio di Doc Servizi da oltre dieci anni. Come sapete, ho una forte avversione per la burocrazia, quindi a chi, come me, non sa nemmeno cosa sia l’IRPEF, posso solo consigliare Doc per efficienza e competenza. E poi, un ulteriore motivo? Questa intervista!”.