Presentata la ricerca della Fondazione Centro Studi Doc sulla situazione lavorativa del personale tecnico dello spettacolo a seguito della pandemia. “L’impatto del Covid-19 sugli invisibili del mondo dello spettacolo” inaugura il ciclo di pubblicazioni “I Quaderni della Fondazione Centro Studi Doc”, ed è una ricerca sulla situazione lavorativa del personale tecnico a seguito della pandemia. È stata finanziata dalla Rete Doc e realizzata da Francesca Martinelli, Lidia Barion, Simona De Lellis, Fabio Fila, in collaborazione con ANSI – Associazione Nazionale Services Italiani, Adotta un Fonico e dagli un Lavoro Vero, Bauli in Piazza, BEA – Best Events Awards, BeNow, Music Innovation HUB, STS communication srl, Skeldon, UNISCA, ZioGiorgio e #ChiamateNoi. La ricerca è stata presentata da Fabio Fila (STEA Soc. Coop.) il 14 marzo in videoconferenza. Alla tavola rotonda che ha seguito la presentazione hanno partecipato Michela Montevecchi (Senatrice, Segretaria VII Commissione permanente Istruzione pubblica, beni culturali), Francesca Martinelli (Fondazione Centro Studi Doc), Patrizia Aganetti (STS Communication), Simona De Lellis (Doc Servizi), Alberto “Bebo” Guidetti (Lo Stato Sociale, La Musica Che Gira), Silvio Righi (#ChiamateNoi).

 

 

È un mondo che fa i conti con una dispersione di personale senza precedenti, quello dello spettacolo, da sempre composto da lavoratori e lavoratrici senza certezze e senza tutele adeguate. Un quinto di loro ha abbandonato il settore negli ultimi due anni, un settore che nel 2019 produceva 1,4 miliardi di euro (0,6% del PIL italiano). Il mondo dello spettacolo è stato uno dei settori maggiormente colpiti dagli effetti delle misure legate al Covid-19, con una perdita dal 2019 al 2020 di 8 miliardi di euro.

I dati raccolti mostrano che se la maggioranza dei lavoratori (78%) ha ripreso a lavorare nell’ambito dello spettacolo e degli eventi, un quinto dei tecnici (21,7%) ha abbandonato il settore. In particolare, un decimo del totale (10,3%) sta cercando ancora lavoro nello spettacolo, mentre poco più di un decimo (11,4%) ha invece deciso di abbandonare definitivamente il settore.

Dalla ricerca emerge che la crisi ha colpito soprattutto le donne e i lavoratori tra i 30 e i 50 anni con una famiglia a carico o con un mutuo. Un maggiore tasso di abbandono si osserva per coloro che lavoravano nei settori produzione, allestimenti e scenografie e strutture nei settori più colpiti dalla pandemia a causa delle continue chiusure, cioè eventi live e teatro. Si tratta soprattutto di lavoratori di basso-medio livello con impieghi stagionali e competenze difficilmente spendibili in altri settori dello spettacolo, ma fondamentali per la riuscita degli eventi.

 

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Grazie alla ricerca è possibile capire meglio il significato di questi numeri che non solo descrivono l’impatto della crisi legata al Covid sui tecnici dello spettacolo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, ma aiutano anche a individuare le motivazioni che ci sono alla base di questo abbandono e le misure per contenere il fenomeno. I risultati mostrano infatti che la crisi legata al Covid non ha fatto altro che esacerbare le pregresse condizioni di fragilità dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo. Tra le esigenze principali, dai questionari sono emerse: la questione dei compensi (servono pagamenti certi e puntuali e compensi adeguati alla mansione), l’accesso alle protezioni sociali, la continuità del lavoro. Dati che confermano quanto sia necessaria una riforma e, in particolare, provvedimenti come l’indennità di discontinuità, per evitare che le perdite di personale tecnico continuino a pesare su un settore già in estrema difficoltà.

La ricerca è disponibile sul sito della Fondazione Centro Studi Doc.